“Non ci sono prove della reale esistenza dei fantasmi e, per spiegare le testimonianze che invece ne asseriscono l’apparizione, sono state avanzate varie ipotesi che vanno dalle allucinazioni, alla burla, fino alla truffa e al raggiro. Alcune ricerche volte a provarne l’esistenza attraverso metodi scientifici, come ad esempio lo studio delle variazioni del campo magnetico nei luoghi dove si asseriva l’apparizione di fantasmi, non hanno mai condotto alla prova della loro reale esistenza”.(cit. Wikipedia)
Eppure ad Angri i fantasmi esistono e, credetemi, ne esistono di varie forme e dimensioni. Basti pensare alle presenze “ectoplasmatiche” in consiglio comunale; proprio là, dove la connessione tra cittadino ed istituzioni, dovrebbe essere più forte ed offrire maggiori “terminazioni nervose”, i rappresentanti eletti democraticamente, che dimostrano di essere “vivi” ed attivi, si contano sulle dita di una mano. Gli altri esistono all’apparenza solo come nome e cognome. Non si ha traccia di interventi dialettici riguardanti proposte, suggerimenti, mozioni, progetti: nulla.
Nella migliore delle ipotesi, stanno là, come spiriti silenti in estatica contemplazione. Eppure in campagna elettorale ne avranno fatta di strada, di incontri, di mangiate in pizzeria e di dotte disquisizioni sul programma da attuare durante la consiliatura, e per il quale hanno chiesto la preferenza.
Evidentemente, ormai privi di tutte le energie, restano come bozzoli svuotati di qualsiasi essenza (o presenza), proprio come fantasmi! Invisibili agli occhi di noi poveri mortali, diventano “palpabili” solo in caso di sostegno ai loro compagni di banco e agli assessori di riferimento.
Tristemente noti per la loro inconsistenza, attendono pazienti la prossima campagna elettorale per potersi svelare di nuovo e vivere per un mese o poco più, muovendosi di casa in casa, alla ricerca del consenso necessario per restare fantasmi in consiglio comunale ancora per cinque anni. Ma peggio di questi fantasmi, di cui comunque si “indovina” la presenza, vi sono quelli, se possibile ancora più invisibili ed inconsistenti, riconducibili all’opposizione di governo.
Per trovare qualche traccia della loro passata esistenza, non basterebbe rivolgersi agli “acchiappafantasmi”, che pure vantano esperienze profonde e consolidate. L’opposizione politica angrese, ormai non si palesa neanche nelle sedi di partito, che già sfitte ed abbandonate, potrebbero ospitarli in tutta sicurezza, proteggendoli dalla letale luce del sole della pubblica visibilità. Gli spettri di un passato che fu, restano nei ricordi e nei racconti di una generazione praticamente in declino, stanca delle lotte di classe e pressoché incapace di una dialettica costruttiva.
A poco servono i fiumi di inchiostro versati dall’unico organo di stampa, che reitera mensilmente accuse e richieste, domande e dati, chiedendo conto di scelte ed indirizzi normativi, che vengono approvati quasi senza confronto in seno all’assise cittadina.
Le penne che scrivono sul mensile cittadino, risultano “spuntate” se i lettori non danno seguito a quanto riportato sulle colonne del giornale; tanto che mi sorge un dubbio: ma non è che anche noi (e quindi anch’io), siamo ormai già fantasmi a nostra volta e neanche ce ne accorgiamo? Vittime di “quell’immagine residua di sé” che spadroneggia in ognuno di noi, ci libriamo, vuoti e convinti sempre di più, della bontà delle nostre idee, a scapito del confronto con gli altri, atteggiamento, questo, da sempre nemico della crescita democratica.
Perciò vi chiedo, voi che leggete e che non vi fermate ai titoli ed alle figure, battete un colpo, fate, come nelle più classiche delle sedute spiritiche, tremare il tavolino della nostra indifferenza; fate sentire i “booooohhhhh” che tanto spaventano i governanti di turno; accarezzate con freddo contatto la mano di chi dirige l’orchestra stonata che amministra il nostro paese.
Questi fantasmi, che siamo anche noi, facciamoli risuscitare, tornare a vivere e “spaventare” quelli che comandano, ma che non sanno, o che hanno dimenticato, che il potere è responsabilità verso gli altri che, sottolineo ancora una volta, siamo noi.