Vi è mai capitato ad un concerto, in un cinema o teatro, di volervi sedere ma con cortese fermezza vi hanno impedito di farlo con la famosa espressione: “Questo posto è occupato!” e magari subito dopo lo hanno fisicamente fatto, poggiando un cappotto, una borsa o il famoso cappello?
Questo comportamento non mi è mai risultato simpatico, ma faceva parte del quotidiano e quindi, secondo le convenzioni, diventava quasi una regola. Ancor più fastidioso mi risulta la cattiva abitudine di “riservarsi” uno o più posti auto, sfruttando normative spesso più discriminanti dei comportamenti che vorrebbero evitare.
Allora, alla ricerca di un parcheggio utile, capita di imbattersi in “divieti di sosta” ad hoc, nei pressi di attività commerciali, con spazi riservati al carico e scarico merci, sistematicamente occupati dai titolari di dette attività; oppure può capitare di notare la “fioriera” con le ruote, che viene spostata per mera comodità, ad uso e consumo di chi vuole trovare sempre posto di fronte casa o poco più in là; che dire poi delle auto lasciate a “marcire” giornate intere occupando stalli delimitati da strisce bianche che dovrebbero essere disponibili per tutti, mentre vengono “conquistati” e mai più mollati.
Ultimamente, con la nascita di nuove strutture dedicate allo sport ed al tempo libero, mi è capitato di notare (e sfido chiunque a smentirmi) cartelli di divieto di sosta, perché lo spazio sarebbe riservato agli utilizzatori delle strutture stesse, come se ci fosse un diritto di prelazione solo perché chi paga per giocare debba avere un posto auto riservato: cose del genere solo ad Angri! Ma quello che veramente mi fa drizzare i capelli in testa per la rabbia è ciò che sta succedendo ai posti riservati alle auto munite di CUDE (contrassegno unico disabili europeo): ebbene è diventata prassi comune “riservare” (dietro opportuna e documentata richiesta) questi posti ad personam, cioè sul cartello di segnalazione viene riportato anche il numero del contrassegno del richiedente che quindi è l’unico autorizzato a sostare in quello specifico stallo; secondo me non c’è nulla di più discriminante che discriminare chi è già stato punito dolorosamente dalla vita. È vero che esiste una normativa che disciplina ed autorizza questi comportamenti, ma io mi chiedo: quale utilità ha per il portatore di handicap, sapere di avere la macchina parcheggiata sotto casa? Non è sufficiente avere garantita la possibilità di salire e scendere dalla macchina in sicurezza? Perché negare ad altri questa possibilità?
Non smetterò mai di stigmatizzare questi comportamenti irrispettosi, non potrò mai accettare che una norma di legge possa essere tanto discriminante. E per chiudere il discorso, direbbe un “Balsamo” canoro di qualche anno fa, ormai per parcheggiare ad Angri in modo “pezzotto” c’è quasi bisogno di una raccomandazione, visto che si stanno riducendo a vista d’occhio gli spazi non regolamentati da strisce bianche o blu, ultimo (ma sicuramente non ultimo) il lavorio degli stradini all’uscita da via Ardinghi ed in piazza don Enrico Smaldone, il sistema è ormai collaudato: si restringe la carreggiata e tutto fila liscio!