Avremmo dovuto fare la cronaca del consiglio comunale riportando le discussioni e le eventuali approvazioni compiute nell’interesse della città, invece, se volessimo riportare i fatti il foglio sarebbe vuoto, bianco, perché spunti di interessi per la collettività sono prossimi al nulla.
E’ stata una seduta di consiglio comunale sterile e caratterizzata dalle cattiverie, dai veleni e dalla tensione che si tagliava a fette già prima dell’inizio. Veleni che maggioranza, sindaco e opposizione si sono scaraventati addosso senza limiti, senza remore ma con tanto livore.
Avremmo dovuto ascoltare le proposte per il rilancio della città, ed invece, siamo scesi negli inferi della politica (?) locale. Rapporti umani messi ai margini, scontri verbali al limite della decenza e contrasti degni degli scontri tra guelfi e ghibellini. In tutto questo ricordiamo che il consiglio comunale è luogo istituzionale in cui dovrebbero discutersi gli interessi della città, della gente e lavorare in maniera costruttiva seppur con interessi e idee divergenti.
E’ stato, invece, teatro di sfogo, di beceri attacchi e di offese personali che hanno contribuito ad allontanare il pubblico disgustato da rivelazioni e aggressività. Gli esponenti della politica cittadina hanno scambiato, non è la prima volta, il consiglio comunale in una piazza social dove l’anarchia digitale consente di scagliarsi con odio, cattiveria e superficialità nei confronti di chi osa esprimere un pensiero.
Il civico consesso non è Facebook!
Forse il parallelo tra vita reale e virtuale si sta intrecciando in maniera vigorosa e in tanti non se ne rendono più conto.
Mi fermo, evitando di tediare il lettore!
Un pensiero lo dedico alle donne del consiglio comunale che prese dall’emotività del momento hanno rivelato le difficoltà personali che stanno vivendo nel condurre una battaglia personale che esula dalle schermaglie politiche.
La forza, il garbo e la discrezione adottate dovrebbero essere le linee guide di uomini che spesso smarriscono l’anima in nome del potere, della cattiveria e degli interessi personali. Luigi D’Antuono