Fa sinceramente sorridere come oggi il cosiddetto campo largo, a tutti i livelli istituzionali, sia intento a demonizzare il progetto di riforma sull’autonomia differenziata, senza mai colpevolizzarsi rispetto alla situazione in cui è stato lasciato il nostro Paese, dopo anni di Governi di sinistra.
Cercano, in malo modo, di riattualizzare il tema della questione meridionale, a loro sempre caro esclusivamente per fini propagandistici e per ambizione di potere, pur consapevoli di essere stati essi stessi i maggiori azionisti di scelte politiche sbagliate, a danno peraltro del Sud, e di aver sostenuto una classe politica, specie in Campania, inadeguata e che di fatto nell’ultimo decennio ha condannato il nostro territorio ad essere il fanalino di coda in tutte le materie sulle quali oggi si cerca di porre rimedio.
Fa specie soprattutto come De Luca parli di sanità, quando questa paga invece lo scotto di decisioni scellerate del suo sistema politico sanitario che la governa militarmente. Un esempio emblematico sono le condizioni in cui è stato ridotto il “Ruggi” di Salerno sotto la guida del Dott. Coscioni, uno degli uomini più vicini a De Luca, sospeso tra l’altro per la morte di un paziente ed artefice dell’allontanamento del Dott. Iesu, la cui presenza aveva reso invece, negli anni addietro, i reparti di cardiologia e cardio chirurgia dei poli di eccellenza internazionale.
Chi oggi urla quindi che questo progetto di riforma “stupri” la Costituzione, forse la Costituzione non l’ha mai letta o, peggio ancora, mai capita.
È stato proprio il centrosinistra, Governo Amato, a introdurre nella Carta il concetto di autonomia differenziata, che avvantaggerà anche il Sud. Lo svolgimento storico della questione dell’autonomia è noto. I quattro governi che vanno dal 1996 al 2001 impostano, promuovono e riescono a far approvare per referendum una modifica costituzionale che cancella la parola Mezzogiorno dalla Costituzione, prevede ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, infine dispone che lo Stato determini i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.
Più del progetto di riforma in sé, ciò che assicura la tenuta costituzionale dell’intero impianto, è l’aver mutato, per mezzo di legge del 2022, l’impostazione che era stata data al tema delle “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, come dice la Costituzione, stabilendo che occorre prima determinare i livelli essenziali delle prestazioni e poi avviare la procedura per eventualmente conferire maggiore autonomia alle regioni che lo richiedano.
Il Governo Meloni ha lavorato quindi per dare un seguito al referendum del 2001 (sul Titolo V della Carta), per attuare una norma costituzionale, voluta dalla Sinistra e rivendicata fino a qualche anno fa dagli stessi Governatori di Regione (De Luca fra tutti) che oggi la rinnegano, dimenticata da 22 anni e per contribuire alla unificazione, non certamente alla disunione del Paese.
Ci rendiamo conto di quanto sia frustrante per la Sinistra dover ammettere che la Premier Meloni, da loro tacciata strumentalmente di essere accentratrice ed autoritaria, abbia dato vigore ad un progetto che prevede invece la valorizzazione e la responsabilizzazione delle Amministrazioni Regionali, le cui richieste di autonomia devono a loro volta avvenire sempre previo ascolto delle esigenze degli enti locali.
Anche per questo in passato i nostri padri costituenti, De Gasperi in primis, per limitare qualsiasi deriva autoritaria, si adoperarono perché lo Stato avesse un assetto regionalistico, gettando illo tempore le basi dell’autonomia differenziata.
È così difficile per il nuovo ed affollato “campo largo” della sinistra poter immaginare che si possa governare sulla base di un progetto politico, piuttosto che stare insieme esclusivamente per un’ambizione di potere?
Eppure il Governo Meloni, espressione di una maggioranza parlamentare democraticamente eletta, quotidianamente gli sta dando prova di come si possano realizzare i punti del programma elettorale, sulla base del quale si è ottenuto e si continua ad ottenere la fiducia degli elettori.
Sono le regole della Democrazia, le imparino una volta per tutte!
Per questi e tanti altri motivi, quali rappresentanti sul territorio di Fratelli d’Italia, primo partito di Governo e primo partito in Italia, crediamo convintamente nelle opportunità per il nostro territorio contenute in questo progetto di riforma.
Ci batteremo piuttosto affinché ci sia la massima informazione verso i cittadini, attraverso anche diverse iniziative che li vedranno coinvolti. Si apre un percorso che deve necessariamente essere accompagnato da un altro elemento per noi fondamentale, la meritocrazia!
Oggi la Campania merita una classe dirigente nuova e preparata, capace di accettare la sfida dell’Autonomia Differenziata e tradurla in grande chance per i nostri territori, per questo l’impegno del nostro partito, a tutti i livelli istituzionali.
Coordinamento Cittadino Fratelli d’Italia Angri