Quando posso, partecipo volentieri alle presentazioni di libri, siano essi raccolte di poesie, romanzi, saggi o qualsivoglia espressione dello scibile umano. Poco importa il posto dove ci si ritrova, infatti ho frequentato librerie, bar e caffetterie, giardini all’aperto, chiese, teatri o angoli di paese che sembravano impensabili. Il più delle volte, purtroppo, si crea una specie di “barriera” tra chi sfoglia le pagine del libro, leggendone alcuni brani, l’autore o l’autrice, e le persone presenti come pubblico, ed io non credo dipenda dal coinvolgimento della storia, della trama o dell’argomento trattato tra le pagine della pubblicazione. È mia personale convinzione che tutto ruoti intorno al modo in cui i fatti vengono narrati o i versi di una poesia declamati, perché io sono persuaso che solamente chi scrive riesce a comunicare ciò che era nelle sue intenzioni. Nei giorni scorsi ho vissuto una piacevolissima serata in compagnia delle parole di un autore, non è necessario neanche citarne il nome, che attraverso la sua voce ha saputo toccare le corde del mio interesse, accompagnandomi nella trama del suo romanzo anche grazie ad aneddoti del vivere quotidiano. Ho come avuto l’impressione di essere accoccolato davanti ad un camino acceso e, malgrado la più giovane età del narratore, mi sono sentito come un bambino che pende dalle labbra del “nonno” mentre gli racconta della sua vita vissuta. Il suo gesticolare che accompagnava con forza le parole, il tono accorato e coinvolgente con cui snocciolava la storia raccontata nel libro, la descrizione dei personaggi, sono stati talmente “toccanti” che per un lungo momento sono stato catapultato nella storia pur non avendo letto il libro. Il nuovo “focolare” che ho avuto modo di vivere in piena partecipazione, mi ha dato modo di apprezzare ancora di più il piacere della lettura, vista come immersione nelle parole di un autore che il più delle volte condivide esperienze, sogni, aspettative, sotto forma di storie da raccontare. Quella sera, nel teatro della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, con una scenografia “minimal”, è stato ancora più bello focalizzare l’attenzione su ciò che era veramente il fulcro dell’evento: le parole e l’autore. Il resto, purtroppo, e mi riferisco alle letture ed ai commenti di chi occupava le panche assieme al protagonista della serata, non è stato all’altezza delle mie aspettative, mortificando un poco il contenuto del volume in presentazione e rendendo quasi impossibile farsi un’idea dei fatti narrati nel libro. Peccato. Ma forse la colpa è solo mia, convinto che solo chi “partorisce” un’opera letteraria può parlarne con trasporto e passione, spesso figli del dolore di condividere i propri pensieri.