La disperazione e lo sdegno sono sentimenti che uniscono diverse famiglie che da anni attendono di entrare in possesso dei ventisei alloggi di edilizia popolare che sono stati assegnati in seguito al bando pubblicato dal Comune di Angri nel marzo del 2014.
Una storia contrassegnata da attese, proclami, speranze e promesse che ad oggi relega diversi nuclei familiari in sistemazione provvisorie e di fortuna aspettando che qualcuno possa finalmente sbrogliare una vicenda paradossale.
La graduatoria definitiva è stata approvata nei mesi passati dalla commissione provinciale e dal Comune ma l’iter finalizzato alla consegna delle chiavi agli aventi diritto tarda a giungere al capolinea. Bambini, persone con patologie debilitanti e interi nuclei familiari continuano ad arrangiarsi vivendo in condizioni che definire disagevoli appare sin troppo limitativo.
La signora Maria Cascone ha vissuto per diversi mesi in auto affrontando la prima parte della pandemia in spazi ristretti. Condizione che le ha generato un’artrosi come evidenziato dagli esami diagnostici che mostra con sofferenza e rabbia.
“Non resisto più, basta chiacchiere e promesse ci avevano garantito che la situazione si sarebbe risolta prima di Natale e invece ci ritroviamo ancora a combattere per far valere i nostri diritti – commenta sconfortata Maria – la gente mi è stata vicina in questi mesi e voglio ringraziare davvero chi mi ha aiutato portandomi dei pasti caldi e dandomi pieno supporto, oggi, vivo nella casa di mio figlio ma non possiamo restarci ancora a lungo”.
Gli occhi di chi vive nell’angoscia di non avere una abitazione che pur gli spetta come previsto dalla graduatoria di assegnazione. “Il sindaco ha dichiarato che gli appartamenti sono danneggiati – prosegue la signora Maria Cascone – non fa niente ci dia le chiavi penseremo noi ad aggiustarle ma non possiamo più essere trattati così”.
Situazione ancora più complessa investe Francesco Manzo che si è sistemato alla meglio in una casupola vivendo con moglie e due bambini piccoli. “Siamo stufi di andare avanti elemosinando al sindaco la consegne delle chiavi, ogni giorno viviamo un’umiliazione che meritiamo e alla fine non chiediamo nulla di particolarmente impegnativo, c’è una graduatoria che ci dà diritto ad avere un tetto per vivere in maniera dignitosa”, commenta Francesco.
A pesare sulla mancata consegna degli alloggi sembrerebbe esserci la condizione strutturale di alcuni di essi che sono stati danneggiati nel corso del tempo anche in seguito ad occupazioni abusive.
In passato c’è stato un confronto tra i titolari delle abitazioni e il sindaco Cosimo Ferraioli. “Noi siamo cinque persone e oggi per evitare di stare in mezzo alla strada siamo dovuto andare a vivere a casa di mi figlio e siamo in nove – dichiara la signora D’Apice – il sindaco ci aveva detto in passato che entro settembre mettevamo piedi nelle nostre case ed invece siamo arrivati a settembre e non si intravedono soluzioni a breve tempo. In questa situazione è davvero difficile resistere!”.