Sono gli attimi a segnare la vita e nel calcio delle “starlette” e dei ragazzetti presuntuosi non c’è spazio per la gratitudine e la nostalgia verso chi ha scritto pagine indelebili dei club di provincia che segnano la storia sui campi polverosi con gente che spesso gioca senza percepire nemmeno il rimborso pattuito.
Nel calcio moderno non esiste parentesi per dire anche un semplice grazie.
Per fortuna, però, esistono le isole felici, in cui il calcio rappresenta qualcosa che prescinde dal risultato, supera il rettangolo di gioco e si colloca in qualcosa che non si lascia definire, catalogare.
Sarebbe difficile descrivere le emozioni vissute dagli angresi presenti oggi al Novi, ancora più complicato tradurre con parole le facce segnate dall’emozione di quattro calciatori che a distanza di diciassette anni sono stati chiamati per avere l’ennesimo tributo per quanto fatto tanti, tantissimi anni fa in una piazza calorosa, esigente ma sempre grata a chi ha onorato i suoi colori.
Nello Smaldone, Vincenzo Lucino, Alfonso Belmonte e Franco Santaniello si sono ritrovati ad essere protagonisti del passato proiettati in un presente che spesso cancella con troppa fretta i ricordi.
Le giovani leve del tifo angrese hanno avuto occasione per vedere da vicino gli sguardi di quei signori protagonisti dei racconti di una generazione che ha avuto la fortuna di vivere e di poter raccontare tanti aneddoti legati alla maglia grigiorossa.
Dalla vittoria in Coppa Italia alla festa sul neutro di Scisciano, dallo spareggio dell’Arechi alla tribolata salvezza concessa dal giudice sportivo. Un tourbillon di ricordi infilati in un tunnel di emozioni che all’orizzonte fa scorgere l’ennesima rinascita di un maltrattato e mortificato cavallino rampante.
Pochi istanti posso generare un putiferio emotivo riportando centinaia di appassionati indietro nel tempo. Oggi come ieri è stato tutto piacevolmente appassionante. Luigi D’Antuono