La procura chiede il rinvio a giudizio per un insegnante cinquantaduenne in servizio presso una scuola media ad Angri, indagato per l’accusa di violenza sessuale nei confronti di un’alunna minore, con l’aggravante di abuso di autorità in quanto docente in un istituto scolastico. Il professore risponde di diversi episodi commessi nell’arco del 2012 nei quali avrebbe tentato di toccare, palpeggiare e abusare della minore, configurando le gravi accuse di violenza sessuale.
Nel primo, l’insegnante avrebbe provato a infilare la mano nel maglione della ragazza, durante una lezione di teatro, mentre lei era seduta in fondo all’aula in assenza degli altri alunni: il docente, secondo quanto riportato dal capo d’accusa, si avvicinò alla ragazza approfittando del momento propizio, per poi cominciare a sfiorarla e infine provando a introdurre la mano sotto il maglione indossato dall’alunna accarezzandole la schiena.
Dopo questo primo fatto, il docente avrebbe proseguito nel suo intento, chiamando la ragazza fuori dalla sua classe durante un’ora di religione col pretesto di lavorare ad un copione per lo spettacolo teatrale previsto, tentando ancora di approfittare di lei davanti ad un’alunna down, massaggiandole di nuovo la schiena e osando direttamente a infilarle la mano nella mutanda, palpeggiandole il sedere per poi passarle le mani sulle gambe.
In questo secondo episodio le avances travalicarono ogni lontana parvenza di affetto, con una posa lasciva descritta nei minimi particolari dove l’insegnate, stando agli elementi raccolti dalla procura, “diede un bacio a bocca aperta sulla faccia, leccandole l’orecchio e aprendole il giubbotto per palparle i seni con le mani”.
L’ultimo e definitivo episodio contestato al presunto molestatore ex cattedra, il terzo della sequenza criminosa, si chiuse con una sorta di messaggio d’allarme lanciato dalla vittima delle molestie, con un episodio risalente al sei marzo 2012 nel quale la ragazzina, rimasta sola nell’aula computer in compagnia dell’insegnante, provò a fuggire al suo destino di preda chiamando al cellulare il fidanzato, restando in linea con lui per un’ora come a mostrare monito e minaccia. La sua voce evidentemente in quella circostanza parlò in maniera più chiara di quanto le stava accadendo, al telefonino con fidanzato per sfuggire ad una storia di attenzioni sessuali malate tra le mura della scuola.
Quella chiamata durò circa un’ora, fino al momento in cui il suono decisivo della campanella significò per una volta la liberazione, fine dell’incubo e del percorso sul filo, dove la paura per un ulteriore tentativo di approccio fu condivisa via cellulare proprio con il suo ragazzo. Quando tutto sembrava finito, al momento di uscire dall’aula computer, il professore comparve direttamente alle sue spalle, giunto di soppiatto ad abbracciarla da dietro completando seppur in modo ridotto il suo attacco sessuale.
L’inchiesta relativa alla delicata vicenda, coordinata dal sostituto procuratore Montefusco, dopo essere arrivata alla fase della conclusione delle indagini preliminari, è ora in via di valutazione del gup, con la richiesta di rinvio a giudizio formulata dall’accusa e la fissazione dell’udienza preliminare al prossimo 3 dicembre 2013, giudice Scermino. Alfonso T. Guerritore (fonte: lacittà)