Girovagando in rete mi sono imbattuto in una notizia, velato dibattito, che ha attirato non poco la mia attenzione. Parliamo del celeberrimo effetto 3D, profondità di campo, effetto stereoscopico e tutte quelle parole che ci portano a pensare a noi, un film, ed un paio di occhiali, come alla fine degli anni ottanta, per intenderci, quando alcuni di noi se ne andavano in giro con quegli occhiali rossi e blu, per non parlare adesso dei nuovi schermi fatti appositamente per il 3D, tra l’altro un po’ costosi, approdando cosi ai videogiochi, croce e delizia del prossimo futuro del 3D.
Questo vascello tecnologico, partito al vero dal cinema, approderà nelle nostre televisioni, e si sposterà prima sulle nostre consolle e poi sui nostri PC in un periodo relativamente prossimo, a meno che, il mercato non spenga prematuramente i riflettori su questo trend molto in voga negli ultimi due anni. Tornando al fulcro del discorso, leggendo e approfondendo in rete viene a galla come non pochi nomi influenti della tecnologia e della fruizione dell’intrattenimento inizino a spifferare ai lati della bocca che il 3D fa male.
Il 3D, o “l’effetto 3D” che dir si voglia, fa male, letteralmente e fisicamente, non solo agli occhi, ma instilla anche un senso di disagio nei destinatari del servizio; dopo alcune ricerche, infatti, si è deciso di sconsigliarne l’uso ai minori di 6 anni, d’imporre pause di riposo durante le proiezioni e di non prolungare la vista di tale effetto per un tempo massimo consigliato attorno alle due ore.
Risulta evidente, infatti, che l’encefalo umano in queste condizioni lavori “contro natura”, dovendo attribuire una spazialità a ciò che viene visto, senza che questo venga confermato dagli altri sensi. In più, questo tipo di visione stereoscopica e sfalsata ai bordi nello spazio, costringe ad un funzionamento innaturale anche i nostri occhi, che sono abituati a convergere quando un oggetto s’avvicina a noi e, contemporaneamente, ad accomodarlo (cioè a metterlo a fuoco) man mano che si allontani: questo non accade davanti ad uno schermo cinematografico, dove la convergenza rimane bloccata, perché nulla si muove rispetto al nostro punto di vista, ed invece l’accomodazione continua ad entrare in funzione, causando un notevole stress – chiamato appunto “affaticamento da 3D”.
La situazione peggiora ulteriormente nei nostri salotti, dove siamo abituati ad accomodarci nelle posizioni più disparate e posturalmente scorrette: in queste condizioni, i nostri occhi sono costretti ad un ulteriore sforzo per allineare correttamente l’immagine. Affaticamento, quindi, di questo si parla in modo blando e con toni pacati, ad esempio, per Sony e Samsung, le due che tra le case produttrici maggiormente spingono per questa forma di intrattenimento, ma c’è di più in effetti. La Sony stessa parla di possibili malori provocati proprio dalla visione stereoscopica, di fatto avversa al naturale funzionamento dei nostri poveri occhi.
In un documento di casa Sony, infatti, si parla di fare lunghe pause per la visione di contenuti di questo tipo, più lunghe quanto maggiore è la sensazione di disagio provata, che cosa sia poi questa sensazione non è concesso capire, di cosa si tratti lo capiremo, forse, quando l’avremo. Al dire degli esperti, quindi, dare in pasto ai nostri occhi qualcosa che non è nella loro natura è fortemente sconsigliato, per oltre un ora, massimo un ora e mezza di fruizione dell’illusione. In poche parole allora, il 3D, almeno per adesso? Bocciato.
Bernardino Califano