Cimitero, tombe tutte uguali

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Francesco Rossi – Tutti uguali davanti alla morte…con l'uniformità estetica delle lapidi funerarie al cimitero cittadino. É l'obiettivo della giunta comunale di Angri, che ha approvato lo scorso 28 ottobre una delibera di indirizzo (la numero 171) per la modifica del regolamento comunale di polizia mortuaria, approvato a fine 2009, con la quale intende curare in modo diretto l'allestimento delle lapidi funerarie, dei colombari e degli ossari per renderli tutti uguali.

Su input dell'assessore con delega al cimitero Savino Giordano, la giunta ha recepito una proposta di delibera che intende colmare una lacuna del vigente regolamento in merito all'ornamento ed all'allestimento delle lapidi, prevedendo a tal proposito l'individuazione di precise linee guida per l'allestimento delle lapidi funerarie, dei colombari e degli ossari, indicandone le caratteristiche tecniche ed i costi di realizzazione.

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Sarà istituito uno speciale albo contenente i nominativi delle ditte abilitate a realizzare lavori all'interno della struttura cimiteriale, ed inoltre all'atto della richiesta di iscrizione, la ditta richiedente dovrà dichiarare di accettare di eseguire i lavori richiesti al prezzo stabilito dalle linee guida che l'ufficio tecnico comunale andrà a redigere.

Con l'applicazione del regolamento modificato, quindi, anche Angri si adeguerà a numerosi Comuni italiani e stranieri che hanno introdotto l'uguaglianza delle tombe, ma è notizia di questi giorni che a San Michele Salentino, in Puglia, i giudici della III sezione del Tar di Lecce hanno annullato un atto della locale amministrazione che, nel tentativo di mettere ordine nel camposanto, aveva posto il divieto di ricorrere a stili e materiali diversi.

Accolto il ricorso contro il Comune di un artigiano del marmo, Pietro De Pasquale, ed annullato l'atto per «violazione e falsa applicazione degli articoli 19 (tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume) e 21 (tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione)».

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