L’Ipa, azienda del gruppo AR, specializzata nella trasformazione del pomodoro rischia di chiudere i battenti e di mandare in mezzo alla strada trecento operai che ieri mattina si sono dati appuntamento all’esterno della fabbrica per manifestare il loro malcontento. A generare la protesta dei lavoratori lo smantellamento della linea di produzione che avrebbe dovuto garantire l’attività lavorativa per la prossima campagna dei pomodori.
L’azienda conserviera del gruppo AR sta smontando una linea di produzione per trasferirla nell’innovativo polo agro alimentare voluto da Antonino Russo e realizzato con il contributo di Sviluppo Italia e della Regione Puglia nella Capitanata foggiana. Un trasferimento non gradito dagli operai e dagli addetti del comparto che hanno protestato in modo marcato davanti ai cancelli dello stabilimento abatese, sostenuti in questa difficile battaglia dalle sigle sindacali e dagli RSU.
Un primo accordo per il trasferimento del gruppo a Foggia prevedeva la trasformazione del pomodoro nel foggiano, mentre restavano nell’Agro le linee di trasformazione dei legumi, dei sughi pronti e la lavorazione del concentrato.
Un accordo, secondo i sindacati, del tutto disatteso proprio a pochi giorni dall’inizio della nuova campagna di trasformazione del pomodoro.”E’ stata una protesta nata in maniera spontanea – commenta il sindacalista Francesco Fattoruso – l’azienda, in maniera unilaterale senza aver discusso con i sindacati né con la Rsu, stava provvedendo a smontare una linea di produzione ritenuta importante per il mantenimento dei livelli occupazionali.
La maggior parte delle persone che hanno preso parte alla protesta era in ferie sono tornati per assicurarsi che l’azienda abbia interesse a tenere in vita l’attività di questa industria perché a differenza degli altri stabilimenti del gruppo Ar, qui trovano posto trecento unità lavorative, un numero che subisce un forte incremento in occasione della lavorazione del pomodoro”. Già l'anno scorso l'ex stabilimento La Perla , chiuse i battenti vedendo trasferire ben sette linee produttive di cubettato fresco provocando il licenziamento in massa di centinaia di lavoratori stagionali.
Capifamiglia, mogli e soprattutto giovani, si ritrovarono dalla sera al mattino senza un lavoro, che, seppur stagionale e provvisorio, dava la possibilità di lavorare e guadagnare uno stipendio a fine mese. Un'unica possibilità concessa agli operai era stata data attraverso una lettera con la quale si informava della possibilità di trasferirsi stagionalmente per lavoro nella sede di Foggia.
Successivamente nell'inverno scorso, è toccato all'imponente scatolificio Ex Elvea di Angri – uno dei più importanti del comprensorio agro-sarnese per la quantità e la qualità produttiva registrata nel corso degli anni – a chiudere i cancelli e vedere prima smontare pezzo dopo pezzo intere linee produttive e poi, licenziare in tronco tanti operai illusi fino alle fine di trovare un loro reimpiego all'interno del gruppo conserviero.