Quando si va a votare, a meno che non si tratti di un referendum, si sceglie comunque una persona, che per noi rappresenta un’idea o un partito politico; semplicemente perché a veicolare il pensiero politico di un partito o l’idea stessa della politica, sono le persone.
Quindi viene semplice capire che con il voto amministrativo i cittadini scelgono direttamente, oltre al sindaco collegato con le liste, proprio i consiglieri comunali che occuperanno gli scranni di una qualsiasi aula consiliare.
La responsabilità delle loro decisioni, esplicitate con il voto durante i consigli comunali, ricade quindi direttamente su coloro i quali hanno dato loro la preferenza nella cabina elettorale, ben oltre l’onere che ricade su chi ha provveduto alla stesura delle liste elettorali.
Discorso decisamente diverso è quello inerente alla scelta degli assessori, la squadra di governo che un sindaco assembla e presenta ai cittadini quando inizia un mandato.
Non è difficile neanche in questo caso immaginare le pressioni e i “consigli” che un sindaco riceve quando stila gli “accoppiamenti” tra gli assessorati e gli uomini che dovranno ricevere le deleghe per poter gestire il potere nel palazzo comunale; ne consegue una responsabilità “diretta” del primo cittadino nella composizione della giunta comunale: è lui che firma le deleghe, è lui che presiede la giunta e quindi ne indirizza le scelte ed è lui che, in caso di un “rendimento” non soddisfacente o addirittura carente, deve decidere eventuali “sostituzioni” a partita in corso.
A onor del vero, bisogna aggiungere una postilla neanche tanto marginale: ogni lista che ha sostenuto il sindaco, in base alle preferenze ottenute e quindi al numero di consiglieri eletti, ha diritto a presentare uno o più nomi al primo cittadino che sceglierà quelli che ritiene più “meritevoli” da inserire nella compagine di governo.
Ne consegue che un assessore oltre a necessitare della fiducia “dell’allenatore-giocatore” (il sindaco) ha bisogno assolutamente del sostegno dei suoi “capi-tifoseria” (i consiglieri che lo rappresentano in consiglio comunale).
Quello che sta succedendo ad Angri, durante il “campionato 2020 – 2025” è decisamente singolare. Giocatori che escono e poi rientrano in campo (assessore Russo e vicesindaco Mainardi); sostituzioni improvvise e con motivazioni pressoché inesistenti (assessore Malafronte, assessore D’Antuono, assessore D’Aniello ed assessore Calabrese); consiglieri comunali che saltano da un emiciclo all’altro pur essendo in possesso della stessa tessera di partito.
Ed in mezzo a questo bailamme, c’è qualcuno che si erge a “nume tutelare” della nostra cittadina chiedendo a viva voce che questa amministrazione lasci e si torni al più presto alle urne! Ma qualcuno glielo ha spiegato che per mettere in crisi un sindaco e la sua giunta è necessario che vengano messi in minoranza in consiglio comunale?
E quando mai succederà? In realtà ad Angri ormai la partita che si sta giocando non è su di un campo da gioco di calcio tradizionale, qui da noi si gioca a calcio balilla, con i giocatori “ingessati” e bloccati nelle stecche manovrate da qualcuno che con il gioco non dovrebbe avere nulla a che fare, mentre invece è capace di fare il bello ed il cattivo tempo, con buona pace di chi non ha nemmeno l’ombrello per ripararsi dalla pioggia. E noi cittadini-spettatori? Zitti.