Le fiamme che anche ieri hanno investito i monti Lattari lambiscono il tratto di montagna che ricade nel territorio di Angri e il divampare dei focolai alimenta la preoccupazione tra i cittadini che abitano nella zona pedemontana.
La tensione è elevata perché, oltre all’incubo degli incendi che bruciano decine di alberature, ettari di terreno e lasciano morire gli animali con danni incalcolabili per flora e fauna del parco regionale, è vivido il ricordo di scene simili che qualche anno fa hanno interessato la zona montuosa tra Angri e Corbara.
Le fiamme divamparono in diversi punti mandando in fumo gli alberi e rendendo la terra meno resistente al punto che nell’inverno successivo si registrano smottamenti in seguito alle prime copiose piogge invernali.
Una situazione che mise in pericolo decine di abitazioni con la colata di fango e detriti che arrivò fino al centro cittadino provocando danni alle strade e alle auto in sosta.
Nel corso del tempo, sono stati effettuati dei lavori di pulizia lungo l’alveo Sant’Alfonso della zona di Casalanario ma con il passare dei mesi la vegetazione si è nuovamente impossessata di quelle aree ostacolando il deflusso delle acque.
La giunta comunale, nel febbraio scorso, ha approvato la delibera con cui richiede al ministero dell’Interno un finanziamento, pari a 1.369.222,40 euro, relativo all’intervento di sistemazione idraulico-forestale del torrente Sant’Alfonso.
Il finanziamento si inserisce nell’ambito del decreto di assegnazione di contributi a favore di interventi riferiti di opere pubbliche e messa in sicurezza degli edifici e del territorio curato dal dipartimento per gli affari interni e territoriali del Viminale.
La situazione sul territorio resta critica con problemi che non sono stati ancora risolti proprio lungo l’alveo Sant’Alfonso che presenta un’interruzione “scellerata” attuata nel dopoguerra nell’ambito della nota urbanizzazione selvaggia.
Gli incendi rendono meno consistente il terreno delle montagne e nonostante le campagne che tendono a sensibilizzare le comunità ancora si registra l’azione criminale di piromani che alimentano le fiamme con inneschi preparati ad arte e posizionati in vari punti della montagna.
L’opera di prevenzione, pertanto, non sembra sortire effetti ad ogni latitudine obbligando i mezzi dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e della Regione Campania a lavorare alacremente per domare gli incendi.
Il rifugio situato nella zona del Chianiello per diversi mesi ha ospitato i campi di formazione dei volontari per affrontare i problemi legati agli incendi boschivi grazie a piano articolati redatti dagli organi preposti. (foto archivio)