Canoni di depurazione per le acque reflue: il Comune è stato condannato a rimborsare quota parte dell'introitato, al pagamento delle spese di lite, oltre al proprio avvocato difensore. In totale un esborso pari a circa 1500 euro. A stabilirlo una recente sentenza emessa dal Giudice di pace presso il Tribunale di Nocera Inferiore Celestino Marcia che ha favorevolmente accolto un ricorso presentato da Antonio D'Ambrosio, difeso dall'avvoacto Angelina Francese. In sostanza, il cittadino aveva chiesto invano al Comune di ottenere la restituzione di quanto, a suo avviso, illegittimante pagato e pari a poco più di 78 euro.
Trascorso invano più di un anno, e in attesa di un eventuale accordo bonario e transattivo, l'utente ha deciso di ricorrere in giudizio per ottenere un chiarimento definitivo. Il Municipio, risultato soccombente, ha nel 2010 dato mandato per la propria difesa ad un avvocato esterno Raffaele Smaldone. Alla base della decisione del giudice alcune sentenze della Cassazione che già da tempo hanno fatto chiarezza in merito al pagamento non dovuto del canone delle acque reflue in assenza dello specifico servizio prestato da parte dei Comuni.
Da qui, la condanna dal sapore paradossale che ha comportato per le casse cittadine un esborso di diciassette volte superiore a quanto avrebbe potuto restituire all'utente. Una sentenza che senza dubbio può rappresentare un precedente. Il Municipio, quindi, dovrà restituire a D'Ambrosio quota parte di quanto già versato pari a 51,46 euro, pagare l'onorario al proprio difensore pari ad un importo lordo di 1162,29 euro, infine liquidare le spese di giudizio pari 250 euro (oltre Iva e Cpa) all'avvovato Francese che ha difeso il ricorrente. Insomma, dopo il danno la beffa. Una situazione che, considerato quanto accaduto, potrebbe ancora ripetersi se il Comune non intenderà individuare e stabilire procedure diverse finalizzate a percorrere strade alternative. Pippo Della Corte