Un milione di euro da restituire. A tanto ammonta l’importo relativo ai canoni di depurazione riguardanti le annualità che vanno dal 2000 al 2004, sino al subentro della Gori spa. E’ quanto disposto con specifica determina dirigenziale dello scorso ventisette gennaio da Costantino Sessa a capo del settore programmazione e risorse dell’Ente.
In quegli anni, infatti, la gestione del servizio idrico era interamente pubblico. Sullo sfondo la sentenza n. 335/2008 della Corte Costituzionale che ha stabilito che nei comuni in cui l’impianto di depurazione non c’è, oppure non funziona la tariffa idrica non
può contemplare anche la parte destinata a quel servizio specifico.
Il Comune dovrà, quindi, restituire quanto incamerato negli anni passati per “intrinseca irragionevolezza”. L’atto amministrativo si è reso pertanto obbligatorio e non rinviabile per evitare un ennesimo aspro contenzioso con i consumatori.
Una battaglia che il Municipio avrebbe senza dubbio perso. Presto, quindi, una boccata d’ossigeno per circa novemila nuclei familiari e nuovi flussi in uscita per le esangui casse cittadine.
Gli utenti che hanno pagato potranno chiedere la restituzione del canone di depurazione versato in precedenza. I consumatori, quindi, ora potranno rientrare in possesso di una quota versata nelle casse del Comune, ma non dovuta. A fare chiarezza proprio la sentenza della Suprema Corte. Infatti, in assenza delle previste prestazioni, i contribuenti non sono tenuti a versare alcunché.
Una buona notizia per coloro che hanno pagato e che potrebbero ottenere la restituzione degli importi. I cittadini dovranno comprovare di aver versato il canone di depurazione per poter avanzare la richiesta di restituzione. I moduli per la domanda sono disponibili sia presso la casa comunale, che sul sito internet dell’Ente alla voce modulistica. Pippo Della Corte
