Ci sono anniversari piacevoli da ricordare ed altri che proprio vorremmo dimenticare. E poi ci sono ricorrenze che ci lasciano quasi indifferenti. Ed è questo il caso preso in esame da questo scritto. Esattamente un anno fa (27 settembre 2023 n.d.r.), come presidente dell’a.p.s. il circolo delle arti, presentai al comune un progetto per il recupero e la rivalutazione delle pensiline di attesa degli autobus; ne contai a suo tempo quattro da prendere in considerazione, distribuite sul territorio cittadino.
L’intenzione era di sistemare la copertura ed i pannelli laterali e, dove presente, anche la panchina installata. C’era anche l’idea di coinvolgere le scuole cittadine (secondaria di primo grado), lanciando un progetto collaterale per realizzazioni grafiche che sarebbero servite come “abbellimento” delle pareti delle pensiline. A suo tempo fu coinvolto il capo settore competente ed anche l’assessore di riferimento, nonché un consigliere comunale di opposizione: come spesso è capitato nelle attività del circolo delle arti, il coinvolgimento delle istituzioni è stato bipartisan.
Fu preparato, come richiesto, un preventivo di spesa (ovviamente tutti i costi sarebbero stati coperti da piccole sponsorizzazioni, nulla sarebbe stato chiesto all’ente comunale) e fu aperto anche un canale di comunicazione con la società che gestisce il trasporto pubblico (Busitalia). Per alcuni mesi c’è stato un rimpallo di responsabilità perché ogni “attore” coinvolto riteneva che fosse l’altro competente; ma, chi conosce la tenacia del “circolo”, sa benissimo che nulla può fermare il cammino delle idee.
Almeno io ero convinto di questo. Invece esiste un sostantivo che, se pervicacemente applicato secondo la sua definizione, fa si che nulla sia più possibile fare: sto parlando dell’indifferenza.
Riguardo ciò ho un ricordo legato ad uno dei miei figli e ad una delle sue insegnanti della scuola elementare; la maestra in questione più volte mi mandava a chiamare per sollevare un problema di disciplina inerente mio figlio. Lei sosteneva che il ragazzo fosse intelligente, sveglio, financo preparato ma, e qui arrivavano le dolenti note, era indisciplinato, restio alle regole della scuola, lei lo definiva “indifferente”.
E mi spiegava questo suo giudizio con il fatto che, quando lei lo richiamava, anche alzando la voce, l’alunno (avrà avuto otto o nove anni) rimaneva immobile e la fissava negli occhi, senza provare paura anzi, senza la minima reazione emotiva. Non ho mai messo in dubbio le parole della maestra perché anche io ho notato sempre questo atteggiamento di mio figlio, e nulla ho potuto fare per cambiare questo suo modo di fare, speriamo che con il passare degli anni, la moglie ed i figli possano avere maggior fortuna.
Gli anni novanta volgevano al termine ed “il muro di gomma”, bellissimo film di denuncia realizzato dal regista Marco Risi, cominciava ad essere trasmesso sui canali televisivi; il paragone sorse spontaneo: l’atteggiamento delle istituzioni davanti alle denunce del giornalista protagonista del film e l’indifferenza di mio figlio ai richiami della maestra.
Ed oggi? Beh oggi il “modus operandi” dell’amministrazione comunale non può essere meglio definito, un muro di gomma dove rimbalza qualsiasi tentativo di operare scelte di taglio culturale; nessun diniego, nessuna reazione di nessun genere, semplicemente un silenzio profondo, vero testimone della “morte cerebrale” delle istituzioni cittadine.
Buon anniversario all’ennesimo “rimbalzo” sul muro di gomma eretto dal sindaco e dai suoi accoliti; ma nessun tema la nostra indifferenza, sostantivo che non ci appartiene, visto che noi siamo nati e cresciuti con il credo dell’accoglienza, ed in nome di questo credo, continueremo a rimbalzare, rimbalzare, rimbalzare…