Ormai dò sempre la colpa all’età che avanza, inesorabile. Questa “maturità” senile porta con sé vari disturbi tra cui il più deleterio è sicuramente la malinconia. Mi abbuffo, ed abbuffo chi discorre con me, dell’ormai immancabile “ai miei tempi”, rimembrando un’epoca in cui tutto sembrava più buono, più interessante, più importante, più saporito. I valori rappresentavano un caposaldo della quotidianità, ed il rispetto gli uni per gli altri, era il nostro pane di tutti i giorni. Gli insegnanti erano “insindacabili” perché possedevano la chiave per il nostro futuro (il potere di insegnare); i funzionari pubblici erano “intoccabili” perché avevano raggiunto quella posizione grazie allo studio ed all’impegno quotidiano ed erano capaci di risolvere problemi; i medici e gli infermieri ospedalieri erano “sacri” perché loro padroneggiavano le competenze per tutelare la nostra salute; le forze dell’ordine erano “inviolabili” perché erano in grado di proteggere noi, i nostri cari e la nostra proprietà. E oggi? Beh, ai giorni nostri tutto sembra veramente diverso. A parte l’approccio “nuovo” nei riguardi di tutte le categorie di lavoratori che ho citato brevemente, quello che più colpisce e lascia il segno è la carenza, se non addirittura l’assenza, di operatori del tipo di cui sopra. Vuoti incolmabili negli organici scolastici, medico-ospedalieri e tra i tutori dell’ordine, sono sotto gli occhi di tutti, ed anche negli uffici pubblici, dove ci si reca per avere delle risposte o per richiedere documenti propedeutici per proseguire percorsi autorizzativi o di altra natura, la situazione non è certamente rosea. E succede che gli insegnanti sgobbano due/tre volte di più, i custodi della nostra sicurezza si sdoppiano cercando di coprire le carenze ed i medici e gli infermieri sono costretti spesso a turni massacranti. Ovviamente quello che più ci coinvolge è quello che vediamo e tocchiamo con mano. Avete provato la terribile sensazione di trovarvi in un deserto? Altissime dune di sabbia che impediscono la vista, orizzonte sempre uguale per chilometri e chilometri e nessuno in vista, ne vegetale ne animale: niente di niente, e lo sconforto attanaglia. Questo è quello che succede nel palazzo comunale di Angri: il deserto, o quasi. Sportelli per il cittadino aperti a singhiozzo; servizi essenziali declassati a “on demand” con il rischio di dover superare “dune sabbiose” per poter sperare in una soluzione; uffici di “front desk” dedicati ai cittadini aperti una o due volte a settimana, quando va bene; centralino che squilla decine di volte senza che nessuno risponda; istanze presentate e lasciate dormienti per mesi e mesi. E come nei peggiori deserti, nessuno che possa darci una risposta, nessuno a cui chiedere indicazioni; ed appaiono miraggi tremolanti nell’abbagliante luce del sole, che ci ingannano facendoci credere che la soluzione è a portata di mano. E nel frattempo? Avvisi di pagamento inviati a “tappeto” come reti a strascico trainate con l’unico intento di “catturare” quanti più tributi è possibile, senza preoccuparsi che a pagare sono sempre gli stessi. Intanto, sugli spalti del “fortino”, avamposto nel deserto, lui, immoto ed inamovibile, come una statua di sale contro il vento e contro il tempo; a comandare truppe di fantasmi, mentre trasmette, con la più bronzea faccia tosta, messaggi di “tuttappostismo” vergognosamente falsi ed infondati. Nel frattempo noi, lettori di Dino Buzzati, non possiamo che aspettare, cosa non si sa; sostenuti e tenuti in vita dalla vana promessa che un giorno qualcosa succederà, qualcuno arriverà e ci libererà dalla prigionia dell’ignavia e del pressapochismo.