I dati elaborati dall’Osservatorio Confesercenti relativi ai primi sei mesi del 2014 ci dicono che, nel settore del commercio, per ogni nuova impresa che ha aperto i battenti ben due li hanno chiusi. E quel che è peggio è che un’impresa su 4 resiste addirittura meno di tre anni: a giugno 2014 oltre il 40% delle attività aperte sull' intero territorio nazionale nel 2010, circa 27mila imprese, è già sparito! Si tratta di un trend negativo che l’Italia si trascina dietro da molti anni e dal quale non riesce a risalire. Da tempo imprese e consumatori attendono una ripresa che sembra non arrivare mai, il 2014 avrebbe dovuto far registrare l’inizio della ripresa dei consumi, che invece sembra ormai ulteriormente rimandata.
In tutte le ripartizioni territoriali, in questo primo semestre, il numero di cancellazioni delle imprese è stato più elevato delle nuove iscrizioni. Particolarmente consistente il saldo negativo del Mezzogiorno dove il sistema imprenditoriale è fortemente indebolito dalla recessione. Basti pensare come in Campania a fronte di 6.384 iscrizioni ci sono state 10.676 cessazioni con un saldo negativo pari a 4.292, inoltre a Napoli si sono verificate 500 iscrizioni di imprese del commercio al dettaglio e 822 cessazioni.
Ma quali sono i dati allarmanti che interessano il nostro territorio? La Confesercenti Angri fotografa, in collaborazione con lo sportello SUAP cittadino, una situazione complicata che rischia di diventare disastrosa. Nel 2011 infatti nel territorio angrese sono nate 363 attività e 93 sono cessate; nel 2012 a fronte di 414 aperture si sono registrate 109 chiusure e nel 2013 ci sono state 345 attività aperte contro 83 cessate. Ma il trend fortemente negativo è rappresentato dal fatto che solo nei primi sei mesi del 2014 sono nate 169 attività ma già 83 hanno abbassato le serrande.
Con la sola eccezione delle attività da parte di soggetti stranieri che nel 2011 hanno visto 11 aperture non food e 2 food, nel 2012 12 non food, nel 2013 28 non food e 2 food e nei primi sei mesi dell'anno 18 aperture non food e 1 food, senza segnalare alcuna chiusura, confermando così la tendenza già analizzata, attraverso uno studio della nostra Associazione condotto poche settimane fa, sull'avanzare delle imprese straniere nel territorio angrese.
Ma a parte questo lieve segno positivo, il Presidente dell'Associazione cittadina, Aldo Severino, si mobilita lanciando un grido di allarme sulla capacità di resistenza del nostro tessuto produttivo e a gran voce denuncia la gravità della situazione: " Se queste sono le premesse, quali prospettive possiamo aspettarci a medio e lungo termine? Siamo in una crisi profonda confermata dallo stallo dei consumi e da una negativa stagione di saldi, che quest’anno si sono rivelati un vero flop, registrando delle cifre, così come l'estate meteorologica, piuttosto "fredde". I numeri delle imprese che chiudono impongono all'attenzione di tutti l'urgenza di interventi concreti per la crescita e l'occupazione. Ma è la nostra politica – continua Severino – che in modo particolare deve fare la sua parte, e in questo periodo in cui si sta già pensando alle prossime elezioni regionali e che vedrà Angri in prima linea impegnata anche per le elezioni amministrative, chi ci dovrà governare, chi dovrà sedersi sulle poltrone, tenga conto di queste problematiche che affliggono noi imprenditori che siamo di gran lunga l’unica risorsa di economia rimasta sul territorio.
E' necessario che i politici si dedichino con impegno e serietà alla fuoriuscita da questo vortice, dando la massima priorità al rilancio delle imprese per far ripartire l'intero sistema economico. Va ridotta una pressione fiscale insostenibile, va combattuto con maggiore energia il fenomeno dilagante dell'abusivismo, così come già puntualmente analizzato dalla nostra Associazione, che è scesa in campo facendosi portavoce delle proteste di numerosi commercianti. Bisogna introdurre oltre ai progetti, certamente lodevoli ma non sufficienti, dei “Centri Commerciali Naturali” che purtroppo sul nostro territorio non sono mai decollati, altre forme per una politica di sviluppo e di promozione del territorio, perchè questa crisi prolungata minaccia la desertificazione urbana.
Se infatti, il trend di chiusure delle imprese del commercio registrato nei primi sei mesi dell'anno dovesse continuare allo stesso ritmo, in poco tempo le attività dei nostri centri urbani verrebbero ulteriormente decimate dalle chiusure. Si studino quindi altri sistemi e criteri sia per essere al fianco di chi coraggiosamente intende ancora scommettere sul proprio futuro intraprendendo la via dell’impresa, sia per dare una mano a chi ogni giorno vive con l'angoscia che domani debba chiudere!"