Gas gratis per due scuole cittadine. Così può essere sintetizzato quanto avvenuto per molto tempo ad Angri. Le scuole hanno consumato il gas e il Comune ha pagato. L'incogruenza contabile è emersa a seguito di una fase di riordino e di controllo di numerose fatture inviate presso l'Ente da diversi fornitori. Lo screening avrebbe fatto emergere le pesanti anomalie. Ad aver beneficiato del servizio a costo zero due istituti: un liceo paritario del centro cittadino e l'istituto professionale per l'agricoltura che invece dipende dalla Provincia.
Nel primo caso gli uffici municipali preposti hanno già provveduto a compiere il necessario cambio di intestazione dell'utenza, mentre nel secondo è stata inviata una comunicazione a Palazzo Sant'Agostino, a cui compete la gestione della scuola. Le utenze ovviamente sarebbero dovute essere intesate agli istituti scolastici che, complici numerose disattenzioni protrattesi nel corso degli anni, non hanno mai provveduto a compiere le necessarie comunicazioni con le relative successive volture con la società fornitrice del servizio.
In sostanza per lunghi anni, di certo gli ultimi cinque, il Muncipio ha sborsato migliaia di euro non di sua competenza. Flussi di spesa che hanno ulteriormente appesantito le già esangui finanze locali. Somme che, però, potrebbero essere recuperate in una fase successiva addebitando le stesse ai due istituti.
Da notare che l'istituto agrario di Piazza ex Poste è ospitato all'interno di un immobile di proprietà comunale a seguito di un contratto tra i due Enti. Da qui la necessità, per regolarizzare la sua posizione, di effettuare la necessaria voltura dell'utenza del gas. Un caso simile venne alla luce circa un mese fa con riguardo, in quel caso, al consumo dell'energia elettrica all'interno del cimitero da parte dei alcune confraternite religiose: le fatture per anni sono state indebitamente pagate dal Comune e non invece dagli effettivi utilizzatori del servizio. A quanto sembra, solo ora, dopo lustri starebbero emergendo diverse incongruenze per spese non dovute. Pippo Della Corte