Prosegue la querelle tra l’Associazione fotografi professionisti angresi e i responsabili della Chiesa di Maria Santissima del Carmine, a causa della scelta del parroco, Don Silvio Longobardi, di far svolgere gratuitamente il servizio per le prime comunioni ad un solo fotografo da lui scelto. Il sacerdote ha motivato la sua scelta, spiegando che il servizio verrà offerto gratuitamente a fronte soltanto di eventuali libere offerte che contribuiranno alla realizzazione di una casa per studentesse in Burkina Faso, volta a garantire il diritto allo studio delle ragazze in Africa. Scelta non andata giù ai fotografi che si sono resi disponibili a contribuire al progetto di solidarietà, ma che non accettano il divieto. Ora, per dissipare i dubbi e contemperare le diverse posizioni, si attende il responso da parte di Monsignor Giuseppe Giudice, Vescovo della diocesi Nocera Inferiore-Sarno.
“Siamo stati ascoltati dal Vescovo, -spiega Paolo Novi, presidente dell’Afpa- che si è preso qualche giorno per ascoltare entrambe le campane prima di esprimersi sulla vicenda. Siamo molto delusi da questa situazione, ed anticipo che non ci fermeremo qui, ma se si continuerà di questo passo noi ci rivolgeremo a Papa Francesco. Dal nostro canto, nonostante quello che è successo, l’Afpa ringrazia tutti quelli che in questi giorni ci hanno incoraggiato ad andare avanti e ci hanno dimostrato vicinanza, tra questi innanzitutto i fedeli della stessa comunità del Carmine, e poi moltissimi componenti del mondo religioso e laico, nonché associazioni e le istituzioni del territorio che hanno anche tentato una mediazione. Infatti, un caso simile è più unico che raro!”
E ancora: “Per le comunioni del 25 maggio noi ci recheremo alla Chiesa del Carmine, così come in tutte le altre chiese su richiesta dei fedeli. E se non ci permetteranno di nuovo di entrare, noi protesteremo fuori la Chiesa, sempre pacificamente per il rispetto del Sacro e dei fedeli. Una questione che ci amareggia molto perché noi non siamo nuovi a sostenere progetti benefici, ad esempio, su indicazione dei vari sacerdoti, offriamo il nostro lavoro gratuitamente a quei bambini, le cui famiglie non possono permettersi di pagare, e diversamente non potrebbero portare a casa un ricordo della prima comunione dei loro figli. Ci dispiace molto essere stati accusati di pensare al nostro guadagno, che ammonta a circa 60 euro per ogni lavoro, soprattutto perché se il parroco del Carmine ci avesse coinvolto noi avremmo contribuito a fare beneficenza ed a sostenere questa ed altre iniziative di solidarietà. Però –conclude Novi- la beneficenza non si impone!”
Per completezza di informazione, è necessario comprendere le motivazioni pastorali, così come sono state illustrate da Don Silvio Longobardi. “Sono rimasto molto sorpreso da questa presa di posizione, -spiega Don Silvio Longobardi- perché ho spiegato le ragioni che mi muovevano nel fare certe scelte pastorali. Io credo molto nei valori della gratuità e della solidarietà, che nascono dall’amore per il Signore e dal desiderio di far crescere la Chiesa. Ebbene, ho voluto applicare il criterio della gratuità in questa comunità anche aiutando le persone a capire che niente è dovuto, non ci sono delle tariffe. Le persone devono essere educate a dare con libertà, e questo vale per tutti i sacramenti. I fedeli della nostra comunità parrocchiale sanno che qui non si paga niente, ci sono solo libere offerte perché la vera responsabilità si gioca nella libertà. Allora ho pensato che questo criterio dovesse essere applicato non solo ma anche alle prime comunioni, e conoscendo degli amici fotografi ho chiesto loro di poter mettere a disposizione gratuitamente la loro competenza e professionalità per offrire un servizio.”
E ancora: “Noi, ad esempio ai giovani cresimandi o alle famiglie dei bambini che fanno la prima comunione, chiediamo semplicemente di dare un’offerta così come loro sentono di poter fare. Questa offerta non entrerà nelle tasche di nessuno, ma verrà destinata a dei progetti di solidarietà in Burkina Faso, e nello specifico alla realizzazione di una casa per le studentesse in Burkina Faso, per assicurare il diritto allo studio delle donne in Africa. Quindi quel poco che le famiglie daranno –conclude Don Silvio- parteciperà ad un grande progetto e farà sentire anche i bambini coinvolti in questo progetto, li farà sentire protagonisti di una storia, non importa l’offerta data per piccola che sia.” Maria Paola Iovino