Uno studio della CGIA (Associazione Artigiani Piccole Imprese) rivela che si perderanno ben 385 mila posti di lavoro nel mondo dell’artigianato nel corso dei prossimi dieci anni. Addirittura si prevede la scomparsa dell’intero settore entro il 2020. Purtroppo anche ad Angri si conferma questo trend negativo ed inesorabile: calzolai, barbieri, sarti, falegnami e vetratisti lamentano la tassazione elevata, il difficile accesso al credito e la mancanza di incentivi statali.
Gli artigiani puntano il dito anche contro il sistema fiscale che ormai rende inconveniente per il titolare di un’attività assumere e regolarizzare un giovane apprendista. Il consumismo sfrenato che induce ad acquistare merce di bassa qualità; lo sviluppo tecnologico che asseconda un mondo troppo veloce e dunque non ha più il tempo di aspettare le pazienti lavorazioni artigiane ed infine i giovani che sembrano mostrare uno scarsissimo interesse per questo settore rappresentano la scure mortale abbattutasi sull’artigianato.
Il calzolaio di corso Italia Giuseppe Carlucci, dall’esperienza quarantennale, si è espresso così in merito: “Dobbiamo affrontare troppe spese ed ormai i giovani non vogliono più lavorare così tanto. Lo Stato non ci incentiva e la concorrenza cinese sta contribuendo tanto alla crisi del settore.”
Il coiffeur da uomo Antonio Salvati, forte dei suoi 25 anni di esperienza ha sentenziato: “La colpa è dello Stato che ha degradato le attività artigiane. Infatti la tassazione è troppo elevata, mancano i corsi di formazione per i giovani che preferiscono andare a scuola. Tempo addietro il giovane aveva la voglia e l’umiltà di imparare il mestiere, cosa che oggi è diventata rarissima. I vincoli fiscali e burocratici rendono molto esosa l’assunzione degli apprendisti da parte nostra.”
Il signor Alfonso Serio, titolare di una storica bottega per la riparazione di bici e motocicli in via Messina ha commentato: “Sono ormai 45 anni che faccio questo mestiere, ma negli ultimi anni la vita per noi artigiani è diventata molto dura. Le Istituzioni ci hanno abbandonato e non esiste un piano di aiuti come ad esempio la diminuzione della tassazione o la creazione di un’area industriale con strutture a prezzi agevolati per gli artigiani.
La gente oggi dà scarso valore alle opere d’artigianato e stiamo resistendo a causa della passione che ci anima.” Così il vetratista Giovanni Cuccurullo: “Purtroppo la crisi sta incidendo tanto e poiché la lavorazione artistica di vetri non è un bene primario viene subito eliminata dalle necessità primarie delle persone. I costi di gestione sono esagerati ed il mercato non risponde più come una volta. L’amministrazione comunale dovrebbe sostenerci con una zona dove allocare tutti gli artigiani della città ad esempio utilizzando le zone industriali dismesse.”
Il sarto Domenico De Vivo ha infine espresso il suo pensiero: “La tassazione elevata ci impedisce di poter assumere un ragazzo che impari il mestiere. Il sistema fiscale, la mancanza di incentivi statali, il miraggio dei soldi facili e la mancanza di pazienza dei giovani stanno facendo il resto.” Giuseppe Afeltra