Con la proposta di deliberazione n. 128 del 18/07/2013 il Comune di Angri ha deciso di contrastare l’aumento della tariffa base del servizio idrico integrato da euro 1,2600 mc a 1,42884 mc approvato tramite la delibera n. 17 del 29/04/2013 del Commissario Straordinario dell’ATO 3. Tale proposta è stata allargata anche agli altri 9 Comuni (Casalnuovo, Castel S. Giorgio, Fisciano, Nocera Inferiore, Palma Campania, Pompei, Roccapiemonte, Sarno e Siano) firmatari del Protocollo d’Intesa finalizzato alla ripubblicazione del servizio idrico integrato in ATO 3 Campania.
Dagli atti emerge che i Comuni del Protocollo, che vorranno aderire all’iniziativa, metteranno in campo tutte le iniziative politiche e legali per raggiungere l’obiettivo della ripubblicazione del bene acqua, partendo dall’impugnazione dell’ingiusta delibera sopracitata. Infatti l’incarico legale è stato affidato all’avvocato Giuseppe Grauso presso lo Studio legale Miani in via Toledo a Napoli per una spesa complessiva di euro 2.100.
La quota che il Comune di Angri dovrà corrispondere sarà di euro 200, essendo la sua popolazione compresa tra i 10.000 e i 40.000 abitanti in base allo schema individuato di suddivisione della spesa totale. Tale importo potrà ovviamente modificarsi in caso di mancata adesione di uno o più Comuni del Protocollo.
L’acqua è un bene comune, fondamentale ed indispensabile per la sopravvivenza dell’uomo, non ha status, lingua, razza o religione e pertanto deve essere garantito a tutti.
Anche l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha sancito che il diritto all’acqua è fondamentale ed universale con la risoluzione A/64/L. 63/Rev. 1 del 28 luglio 2010. Queste premesse istituzionali e di principi consentono di poter affermare con forza che tale diritto deve essere pubblico perché appartiene alla gente.
Privatizzarlo ha significato lucrare senza ritegno e non rispettare in primis le classi sociali più deboli ed in secundis la vita umana e le generazioni future. Inoltre continuare a sottoporre alle leggi di mercato il bene acqua ha ribadito l’intenzione di calpestare la volontà referendaria del popolo italiano a favore dell’acqua come bene pubblico, manifestate nel giugno del 2011. Giuseppe Afeltra