Non percepiscono lo stipendio dallo scorso mese di gennaio e minacciano di scioperare i quaranta dipendenti che lavorano presso il centro di sollevamento idrico e depurazione, ubicato nella zona del monte Taccaro, che ieri mattina hanno dato vita ad un sit-in di protesta nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica circa i gravi disagi che stanno vivendo gli operai. L’estrema forma di protesta potrebbe sfociare in uno sciopero che metterebbe in ginocchio molteplici centri dell’agro-nocerino sarnese e del vesuviano poiché l’impianto angrese serve migliaia di cittadini.
“Siamo andati avanti con la speranza che la situazione potesse trovare un felice epilogo – commentano i lavoratori – ma con il passare dei mesi ci siamo accorti che non esistono margini per risolvere questa delicata situazione che coinvolge quaranta nuclei familiari portati all’esasperazione con promesse non mantenute che sono servite solo ad inasprire gli animi”. Il complesso di elementi ubicato ai piedi dei monti Lattari è gestito da una società privata, “Gemis srl”, di Palma Campania che può avvalersi delle prestazioni di lavoratori provenienti dall’agro e dal napoletano. Il sistema di retribuzione si è inceppato a causa dei mancati trasferimenti che la Regione Campania avrebbe dovuto concedere all’azienda che si occupa della gestione e della manutenzione dell’impianto angrese. Le rimesse regionali alle ditte private sono bloccate per tutti gli impianti della regione ma la condizione più drammatica interessa il territorio dell’agro-nocerino e l’impianto di Nola gestito dalla “Gemis srl”.
“Siamo tutti nella stessa barca – conferma Giovanni Ferraioli della Cisl – perché manca il denaro necessario che palazzo santa Lucia dovrebbe garantire per assicurare il regolare funzionamento degli impianti di competenza regionale, purtroppo, la situazione più difficile è quella che sta interessando i quaranta lavoratori che operano ad Angri”. Il sindacalista non lesina stoccate all’azienda che gestisce il cantiere doriano. “A più riprese – spiega Ferraioli – abbiamo sollecitato l’assessore regionale Giovanni Romano e il titolare dell’azienda ma ci è stato sempre detto che i fondi per le mensilità arretrate non ci sono perché l’ente regionale non ha ancora avviato le procedure per il pagamento delle spettanze, però, nel frattempo ci sono decine di famiglie che non sanno a chi santo votarsi per vedere riconosciuti i propri diritti”.
Le maestranze stanno valutando l’opportunità di fermare le attività se in tempi celeri non giungeranno notizie confortanti dalla “Gemis srl”. “Il blocco dei lavori con un sciopero – precisano i lavoratori – potrebbe generare gravi disservizi alle comunità che utilizzano il nostro impianto creando disagi ad una vasta area del territorio salernitano e napoletano, non vogliamo arrivare ad adottare soluzioni estreme mettendo in ginocchio la collettività ma la nostra situazione non è più sostenibile”.
A palazzo santa Lucia è stato già avviato da qualche anno l’iter per trasferire il servizio all’ente d’ambito e alla Gori che potrebbe assorbire i lavoratori degli impianti campani. “Sarebbe una soluzione praticabile – precisa il sindacalista della Cisl Giovanni Ferraioli – ma i tempi si stanno allungando considerando che da oltre un anno stiamo esaminando questa ipotesi che stenta a concretizzarsi”. La Gori ha di recente riqualificato l’impianto di Bracigliano, ubicato in località S. Francesco, dove ha effettuato la riconversione completa della piccola centrale di sollevamento, sia alle opere civili che a quelle elettromeccaniche con l’installazione di un nuovo quadro di comando e avviamento delle elettropompe per il controllo del loro funzionamento e il potenziamento dei dispositivi di attenuazione e protezione delle elettropompe. Luigi d'Antuono (Il Mattino)